La musica elettronica nelle sue espressioni più colte, ha iniziato a ricoprire a pieno titolo il ruolo di vedetta delle avanguardie artistiche del 900 già dall'inizio degli anni 50, inserendosi nella corrente dei movimenti di avanguardia musicale e raccogliendo il testimone dalle ultime istanze della ricerca teorica ed estetico musicale. Tuttavia, seppur recuperando codici già esistenti legati alla musica eseguita tradizionalmente, ovvero attraverso l'uso di strumenti convenzionali, dichiara sin dall'inizio una volontà di recupero dell'oggetto sonoro inteso come puro fenomeno fisico, come elemento primariamente svincolato dalle strutture del linguaggio, spogliandolo così dai condizionamenti legati alle prassi esecutive o alle forme esistenti, tentando di ricostruire un percorso che riconduca, analizzandone attentamente gli aspetti microstrutturali, agli elementi primordiali del fenomeno musicale per poter di qui ripartire nella costruzione di forme di linguaggio aderenti alle sue caratteristiche più intime. L'atteggiamento fortemente indirizzato verso la sperimentazione ne è la diretta conseguenza, in cui l'aspetto creativo investe il campo dei materiali propri della musica tanto quanto quello della ricerca dei mezzi atti a generarli e procedere all'indagine sugli stessi. La simbiosi tra arte e tecnologia diviene dunque totale, pensiero umanistico e pensiero scientifico si ricongiungono, questa sembra essere la cifra di tanta arte del 900. Va da sè che in tempi di estremo sviluppo tecnologico tutto ciò risulta di grande attualità considerando quanto questo abbia modificato profondamente le dinamiche e i tempi dell'esperienza umana.
Giacomo Manzù ci offre la possibilità di un dialogo ulteriore, quello con la propria ricerca artistica che ha più volte messo a disposizione dell'arte musicale come scenografo alla fine degli anni 60, nell'allestimento di opere di Wagner, Verdi, Debussy, Stravinsky e Petrassi, artisti che in un arco temporale di circa un secolo hanno traghettato l'arte dei suoni verso la "nuova musica".
Sembra dunque sensato più che mai proporre il museo a lui intitolato come location per esecuzioni di musica d'avanguardia, in special modo quella elettronica, ricordando che a Giacomo Manzù è stato dedicato un lavoro del grande compositore d'avanguardia Luigi Nono, "Musiche per Manzù" del 1969, un lavoro per nastro magnetico realizzato presso lo Studio di Fonologia di Milano, dunque un opera elettroacustica, testimonianza dell'influenza che il lavoro sulla materia dello scultore Manzù ha esercitato sulla riflessione teorica di uno dei più alti rappresentanti della musica del 900, nonchè del forte legame personale che anche per motivi storico politici si stabilì tra i due artisti (tale brano è stato tra l’altro proposto nell’autunno 2008 presso la Raccolta Manzù, in collaborazione con la Direzione dello Spettacolo dal Vivo del MIBAC, la Fondazione Scelsi di Roma e l’Archivio Nono di Venezia, in occasione delle celebrazioni per il centenario di nascita di Manzù).
L'evento proposto consiste nell'esecuzione di opere elettroacustiche con e senza strumenti dal vivo, di compositori provenienti dal dipartimento di musica elettronica del Conservatorio di Roma, in cui ogni brano è preceduto da una breve guida all'ascolto che sarà possibile attraverso l'allestimento di un impianto quadrifonico all'interno del museo.
Programma:
- All 44 16 (Giuseppe Silvi)
- Al mondo (Anna Terzaroli)
- Blues (Federico Scalas)
- Concept Airport (Aron Carlocchia)
- Synth device (Aron Carlocchia)
- In bilico (Gustavo Delgado)
- Superfici (Massimo Massimi)
- Stesure (Francesco Ziello)
- Doppio (Massimo Massimi, per contrabbasso e live electronics)
- Variacion (Federico Scalas, per soprano e live electronics)